Due giorni del c.a.z. in val Maira

Ancora prima di partire assaporo la Valle, sono emozionata, ho negli occhi l’immagine di uno dei miei luoghi preferiti. Sabato mattina, oltrepassando Dronero, sono agitata come una bambina, esattamente come ogni volta in questi anni. Oggi però non mi fermo a Ussolo, poco dopo Prazzo, dove ho passato tanti agosti;  con la carovana andiamo oltre, e sono ancora più felice. La fine della Val  Maira per me è  abbastanza sconosciuta, e godo già all’idea di cosa vedrò dietro Chiappera: la Provenzale, un enorme menhir  appoggiato a prati verdi e rocce frastagliate. Ogni volta che la scorgo è un’iniezione di enfasi e, ora, so che anche i miei compagni sono frizzanti di energia per la Provenzale e le Rocche dietro di lei. In poco tempo montiamo un piccolo villaggio al Campeggio Senza Frontiere: di fronte a noi le Cascate di Stroppia, sopra i nostri nasi la Rocca Castello e la Rocca Provenzale, i piedi camminano su un bel prato morbido. Tempo zero e si attrezza una parete per allenarci sui monotiri e nelle doppie, perché non tutti abbiamo scalato ancora qui in zona, e la roccia così particolare della Provenzale và studiata e toccata per bene. Duemila caffettiere borbottano. I nostri  cani e i bambini delle tende vicine giocano senza fine, fino a giocare anche loro sulla parete, avendogli fatto venire tutti quanti voglia di scoprire come si fa, ed essendoci tra noi delle persone dalla pazienza infinita. Il sole scende e l’escursione termica si fa sentire, e anche la fame, quindi grigliate, vino e San Simone ci scaldano. Il cielo di notte qui è incredibile, e sta notte mi fa rilassare completamente, complice anche la cascata che copre ogni rumore, culla il sonno. Il mattino arriva in fretta, ci svegliamo presto e siamo pieni di entusiasmo. Faccio colazione insieme a chi da lì a poco arrampicherà ed è bello vederli partire dal campeggio. Io oggi cammino, ho arrampicato la Rocca Castello sulla via Sigismondi un mese fa, ho voglia di fare una bella gita. Una seconda colazione con chi camminerà con me e poi partiamo. Abbiamo scelto di fare l’anello che parte dal campeggio, tocca il Colle Greguri, passa sotto le vie delle Rocche e ritorna alle tende. Il nostro gruppo è più piccolino di quello delle cordate, ma ci troviamo bene insieme, chiacchieriamo e intanto intorno a noi si apre una vista sempre più bella. Si vede il Brec de Chambeyron, voltandoci indietro la valle di Chiappera, con il Lago di Saretto e l’Oronaye. Nell’aria farfalle a non finire, intorno a noi acqua dei torrenti, roccia di colori diversi e tanti tanti prati con grange da volerci abitare. Arriviamo al Colle Greguri per l’ora di pranzo, e da lontano vediamo già parte dei nostri compagni in vetta, ci sbracciamo, vogliamo salutarli. Poco dopo siamo seduti di fronte alla parete che hanno appena scalato, ci brillano gli occhi, aspettiamo le cordate che tra non  molto scenderanno in doppia. Intanto gli animali sbucano, prima le marmotte, ci fischiano come fossimo temibili nemici, poi capiscono pure loro di che pasta siamo fatti e si mostrano tranquille, anche mamme con i cuccioli. Addirittura, spunta fuori dalle rocce una famiglia di stambecchi, ci aggira per poi venire su una casermetta esattamente sopra le nostre teste, a portata di scatto e quasi di mano. La mamma ci osserva, i piccoli si danno delle gran testate. Vediamo le corde dalla cima della parete e i nostri compagni affrontare le doppie uno dietro l’altro, da formichine che erano ora sono sempre di più riconoscibili, e ci piace un sacco accoglierli una volta coi piedi finalmente a terra. Ancora una volta la pazienza, l’esperienza e la passione si dimostrano grandi: l’ultima nostra cordata aiuta una coppia che aveva previsto doppie molto più brevi della realtà. Tutti sono a terra ora. Torniamo giù, raggiungiamo chi è sceso qualche ora prima. Percepisco felicità, siamo tutti contenti, abbiamo raggiunto le nostre vette. Io sono rigenerata. La mia birra della sera, sulla via del ritorno, la dedico alla voglia di vivere giorni belli come questi, alla passione sempre più intensa che proviamo tutti per posti simili, per le montagne, per camminare ed arrampicare, per stare insieme compagni vecchi a compagni nuovi incontrati qui ieri, per ogni week end dell’anno che sia positivo come e più di quello appena finito.

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