Bianco

Un sogno.

Da quando sono piccolo mio padre mi racconta delle avventure degli alpinisti sul monte Bianco, delle imprese di Bonatti, delle vie aperte, delle salite tentate. L’imponenza, la maestosità, il mito del Re delle Alpi mi hanno sempre affascinato. La vetta del Bianco è sempre stato un mio pallino: chi viene in montagna con me lo sa bene; quando c’è da decidere una salita il Bianco è la prima cosa che propongo!
Se ne parlava qualche sera prima, durante le solite birrette serali: ma quando riaprono il Gouter e la normale francese?  Il mattino dopo scopro che hanno deciso di riaprire per il week end! Il meteo tiene. Sento Mattia. Siamo in forma, abbiamo quota e ne abbiamo veramente tanta voglia!
Partiamo alle 3.00 da Genova per prendere la prima funivia in modo da trovarci sul ‘gran coloir’ passaggio più pericoloso della salita quando ancora la temperatura é bassa e c’è minor rischio di caduta sassi.
Sotto l’acqua e il cielo grigio scopriamo che il trenino che doveva farci arrivare alla partenza del sentiero è fermo per manutenzione (il 2 di agosto!! Mannaggia ai francesi); tutto allenamento un po’ di dislivello in più.
Il tempo ci grazia fino al gran coloir che passiamo senza grossi problemi poi 700 m di facile arrampicata sotto la neve. Spaventosamente meraviglioso. Arriviamo al Gouter rifugio moderno e non proprio economico. Fuori nevica speriamo non ne faccia troppa sennò domani salta tutto.
Ci svegliamo alle 3 (eh si, di nuovo..) il tempo è buono ma ci sono 40-50 cm di fresca: niente traccia, tutta da battere. Ci alterniamo alla testa con le altre poche cordate che salgono con noi. Si fatica ma l’ambiente è meraviglioso e vogliamo arrivare in cima!  Passiamo il Dome, la Capanna Vallot (rifugio di emergenza a 4362m) quindi la cresta delle Bosses. L’alba che illumina la cima è emozionante.
Attraversiamo entusiasti la cresta sommitale SIAMO ARRIVATI!
Ci abbracciamo commossi dal panorama e ci congratuliamo con le altre cordate con cui abbiamo stretto amicizia; anche loro sono euforici (c’è anche chi si fa immortalare completamente nudo in vetta..). Si è realizzato un sogno.
La discesa non è meno impegnativa della salita come spesso accade: 3000 mt di dislivello su terreno impegnativo ma l’emozione non ci fa sentire la fatica.

“L’abbiamo fatta grossa” mi dice Mattia scendendo “grossissima” gli rispondo.

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