Gran Paradiso con gli sci

“Questa è l’ultima gita di quest’anno, bisognerebbe andare più in alto”

Siamo in un rifugio della Val Varaita, davanti ad una birra media ed una generosa porzione di ravioles, discutiamo della gita appena fatta: la neve inizia a mollare, il sole brucia. In questo preciso momento inizia a formarsi nel cervello l’idea di salire più su, oltre la quota dei tremila battuta in questi mesi sulle Marittime.

Tre giorni dopo mi maledico: soffio accaldatissimo in salita, siamo partiti alle 11.30 da Pont Valsavaranche e il sole, la neve cotta e uno zaino che mi sembra mostruosamente pesante mi fanno chiedere (come spesso accade) chi caz ce lo fa fare. In un paio d’ore di fatica, sudati fradici arriviamo al Vittorio Emanuele: la neve salendo migliora e la giornata è pazzesca: azzurro verde e bianco intorno a noi. Subito rinfrancati dalla bellezza dell’ambiente ci riposiamo sulla terrazza del rifugio.

Il mattino partiamo presto, folate di vento ci investono salendo, abbassano tremendamente la temperatura ma tengono il cielo pulitissimo, di una bellezza intensa. Siamo i primi ad uscire dal rifugio e ci godiamo questa solitudine. La neve scricchiola sotto i nostri sci e il ritmo entra in risonanza con i pensieri, alle nostre spalle le cime delle montagne sono incendiate dal primo sole del mattino. I primi metri di dislivello scorrono abbastanza velocemente, intorno ai 3500 ci fermiamo per poco, incastriamo i coltelli sotto gli scarponi, un sorso d’acqua e una barretta e ripartiamo subito … Per fermarci pochi minuti dopo, il freddo è tremendo e la neve è ancora troppo ghiacciata. Ci infiliamo in una specie di buco orientato a sud e con le schiene protette da un roccione facciamo una merenda un pochino più dignitosa e mettiamo i guanti più pesanti.

Ripartiamo e verso le 10.30 siamo sotto al castello di vetta, togliamo gli sci e mettiamo in ramponi, ci leghiamo e picca in mano puntiamo la madonnina: tiro di roccia ed abbracci. La vista mozza il fiato, la giornata è stupenda; noi non sentiamo più il freddo, non sentiamo più la fatica.

In discesa nonostante la neve non sia perfetta siamo euforici, sciamo in un ambiente pazzesco fino al rifugio, qui veloce merenda e ripelliamo : saliamo un po’  passando sotto il Ciarforon e puntiamo il colle dell’Entret cercando neve migliore e un po’ meno battuta e ancora qualche ora di isolamento. Decisione che ci ripaga altamente: fondo ottimo e  gipeto che vola a poche decine di metri da noi.

 

“Forse non è la felicità ciò che voglio ma il percorso per raggiungerla”

(Fast Animals e Slow Kids)

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