Cresta di Rochefort? Monte Bianco dal Gouter? Ciarforon? Finale? La decisione su cosa fare nel week end sembrava un nodo difficile da sciogliere finchè T. propone: ma se facessimo la nord del Granpa? Forse si aggiunge anche un’altra cordata. Certo non è una soluzione che accontenta tutti ma le altre opzioni per diversi motivi non sembrano veramente fattibili. E poi è in super condizione.
Era un po’ che ci stavamo pensando; sicuramente da un paio di settimane, dopo aver salito la nord della Tour Ronde l’entusiasmo ci aveva fatto fantasticare: avevamo voglia di confrontarci con un’altra tra le più belle e classiche salite su ghiaccio della Alpi!
Deciso si parte. Appuntamento alle 12 che inevitabilmente da tradizione CAZ diventano le 13,20. Passiamo a prendere A; M. non viene? Forse ci raggiunge stasera al rifugio. Cazzo siamo in 3..
L’avvicinamento al rifugio Chabot (2750m) sale ripido su una mulattiera in mezzo al bosco; l’ambiente è già splendido; siamo soli, già rinvigoriti dopo la fatica della settimana lavorativa e pieni di aspettative per la salita del giorno dopo.
Salendo, a coronare il magnifico paesaggio, un branco di stambecchi che si lasciano avvicinare per una foto. Finalmente ci appare in faccia la parete nord: imponente, meravigliosa e…verticale (merda!); ‘non è un po’ troppo grigia?’ ‘ Boh l’hanno fatta un paio di giorni fa ed era in condizioni perfette; forse c’è da fare un tiro in cima..’
Arriviamo finalmente in rifugio; fornelletto, solito risotto funghi porcini e zafferano (ormai un grande classico a cui facciamo fatica a rinunciare) e ultime considerazioni sulla salita. Abbiamo deciso di seguire la linea di salita più ripetuta, la Cretier che passa sulla destra orografica del grande seracco sommitale a fianco di una cresta rocciosa.
Incontriamo un’altra coppia: anche loro saranno sulla nord domani. Facciamo amicizia e decidiamo di affrontare l’avvicinamento assieme.
Sveglia prestissimo alle 2.00 per partire alle 3.00. Cosi ci ha consigliato il gestore del rifugio, effettivamente fa molto caldo e prima affrontiamo la parete e meglio è.
L’avvicinamento non è banale, impieghiamo circa 2h30 ad arrivare sotto la terminale (3400m) con qualche bestemmia di troppo perché i ramponi spesso affondano in mezzo metro di neve.
Decidiamo di partire slegati finchè non avremmo trovato ghiaccio vivo; passiamo la terminale senza fatica, saliamo pochi metri e poi.. ghiaccio. Ci leghiamo. Proseguiamo in conserva protetta alternandoci alla testa. La pendenza non è mai eccessiva ma la salita è continua e ci impone sempre massima concentrazione. Il ghiaccio è quasi sempre buono e le protezioni che mettiamo danno sicurezza ma per qualche tratto diventa spaccoso e la fatica comincia a farsi sentire. Mi è anche caduto il reverso. Chi cazzo me lo fa fare…
All’ultima lunghezza siamo felici di uscire, di ghiaccio per oggi ne abbiamo abbastanza.
La bella cresta aerea e un breve salto di roccia ci portano in vetta (4061m!); sono le 11.45. Siamo solo a metà. Ci aspettano 2200 m di dislivello alla macchina; la discesa è faticosa oggi niente è gratis; ma la giornata è splendida, l’ambiente grandioso e siamo davvero soddisfatti…
Già mi sono ricordato chi ce lo fa fare!
Ndr: Alcune delle foto qui sotto le ha fatte Ale, altre sue foto e resoconti di altre avventure di un certo livello le trovate sul blog http://ilpestonelsacco.blogspot.it/